Mainly Internet business, but also life mysteries and videogames

Mese: Settembre 2008 (Pagina 2 di 2)

Electronic Arts e il nuovo online business model

Electronic Arts e’ ad oggi il piu’ grande distributore di videogiochi nel mondo. Anche il merge tra Blizzard e Vivendi non e’ riuscito a spodestare il trono del colosso di Redwood City, benche’ Blizzard-Vivendi oggi disponga della mucca piu’ grassa, World of Warcraft, un gioco che oltre a pagarlo per averlo, chiede poi una fee mensile ai milioni di utenti che ogni giorno vogliono giocare online in gilde di personaggi con obiettivi comuni.

Blizzard (che ha inventato World of Warcraft) non e’ la prima ad avere creato questo tipo di giochi, ma e’ sicuramente quella che ne ha creato il modello piu’ vincente. Per dirvi nel 2007 il solo gioco World of Warcraft (WoW) ha generato $1.1 miliardi di dollari di revenues e $520 milioni di profitto. Nel Q1 del 2008 Blizzard ha gia’ generato 296 milioni di dollari di fatturato.

Electronic Arts e’ invece la casa che vi porta tutti i giochi sportivi, come FIFA SOCCER o NEED FOR SPEED per intenderci, lavora con contratti pluriennali con stelle dello sport e con esclusive di brand come la FIFA stessa ad esempio, l’NHL etc.

Electronic Arts (EA) prevede di fatturare 3,9 miliardi di dollari nel 2008 e ha in serbo una serie di super titoli per la fine dell’anno, benche’ il giovanissimo gioco SPORE del geniale Will Wright (quello che ha inventato SimCity) non sembra all’altezza delle aspettative benche’ sia dritto dritto tra i nomi dati agli azionisti dei giochi che giustificano quei quasi 4 miliardi.

Ma Electronics Arts e’ indietro per i servizi online, la parte “Internet” e’ solo una voce di 170 milioni di dollari nel forecast del bilancio 2008 e alcuni precedenti progetti non hanno avuto il successo di WoW.

Eppure quest’anno EA ha dichiarato che in 5 anni le revenues della parte online saranno almeno il 50% del fatturato dell’azienda, cioe’ 2 miliardi di dollari, un cambiamento che non ha precedenti.

L’attivazione del modello “premium services” per chi gioca online avverra’ con un gioco chiamato Battlefield Heroes, il seguito di un gioco di guerra multiplayer degli anni precedenti venduto (con successo) al prezzo di copertina, ma che offre tuttora un servizio online multiplayer gratuito. Il nuovo modello invece capovolge le regole. Il gioco e’ gratuito, non ha nulla da invidiare ai suoi predecessori o competitor, anzi e’ migliore e continuamente refinito nelle mappe e negli scenari di guerra, eppure chiedera’ una fee per giocare online con gli altri.

E’ come se voi comperaste la vostra prossima console, la Xii, la pagaste solo 10 euro, ma i giochi fossero designati per giocare tutti online e il costo per accedervi e’ a pagamento.

Nella dichiarazione EA non lo dice, ma in Battlefield 2142, il gioco precedente a Battlefield Heroes (che ancora non e’ uscito), erano state inserite parti del gioco vendute ad esterni. Il sistema era in grado di capire la provenienza dell’utente e proporgli un relativo messaggio pubblicitario.

Fu un esperimento da 23 milioni di dollari di fatturato netto, in Italia non funzionava per mancanza di clienti, e l’azienda intermediaria era la Adscape Media.

EA pensa di unire il modello premium/free game all’advertising in game per studiare come uno spot in-game possa permettere ad EA di guadagnare di piu’ e magari agli utenti di pagare di meno i giochi. Per ora nel vecchio modello di business in cui compri il gioco e paghi 59 euro, la pubblicita’ intorno al gioco non mancava di certo, ma i vantaggi erano solo per la casa distributrice.

Be’ che dire, e’ un modello sicuramente rivoluzionario. Poter avere un top game senza pagarlo e’ il sogno di chiunque, poterlo magari giocare in modalita’ normale e pagare per giocare in rete puo’ essere un modello vincente se il gioco stesso e’ in grado di creare “Social”.

Infine lo spot targhetizzato che faccia diminuire il costo per l’utente e’ un’altra svolta, ad oggi ancora assente ad esempio nel colosso WoW.

Ma che strano… Spot Targhetizzato per gli utenti? La pubblicita’ che guardata ti fa diminuire il costo del servizio? L’uso gratuito, ma poi mi paghi tutti gli altri servizi? Sicuro che stiamo parlando di … VIDEOGAMES? Perche’ non mi sembra lontanto dai modelli dei nostri amici Google e Yahoo, anzi, sono cosi’ simili che quella Adscape Media di cui vi dicevo, be’ l’anno scorso e’ stata comprata da… indovinate un po’ … Google.

Guarda la discussione su Spore.
Vai al gioco Battlefield Heroes.

Perche’ un blog?

Anche oggi ho sistemato altri settaggi di wordpress, ma non sono ancora arrivato al format che ho in mente e non so proprio se mai riusciro’, ma per ora va bene cosi’.

Mentre sistemavo qualche opzione, ovvieamente mi sono posto la domanda fatidica: “Perche’ sto facendo un blog?”.

Gia’, perche’ sto facendo un blog?

Be’ ci sono tante risposte, alcune molto complicate, altre molto lunghe, ma la piu’ semplice e’ la seguente.

 “Scrivo un blog perche’ qualcuno possa ricavare informazioni utili da quello che scrivo, anche solo una frase. Scrivo un blog perche’ io possa porre l’attenzione su argomenti di minore o maggiore interesse sperando che insieme ad altri migliaia di blog tale informazione divenga un’ottima informazione. Scrivo un blog per confrontare tesi con quelle di altrettanti professionisti e saper crescere per dare sempre di piu’ un’informazione migliore. Scrivo un blog perche’ e’ bello.”

Ebbene si’, ho usato un trucco, ho risposto in quattro modi: un blog e’ dare informazioni, porre questioni, controntare se stessi e il piacere di usare questo media!

Davvero, e’ la sintesi piu’ ridotta di quello che un blog puo’ fare.

Posso sempre usarlo per condividere foto o filmati, per fare esperimenti di social content, usarlo per studiare google e yahoo sui blog o per vedere se i blog funzionano solo se sono linkati tra di loro o se basta che contengano qualita’ e valore, ma per ora lo uso per scrivere quello che penso e poi si vedra’.

Alla prossima.

Un blog anche per me

Fare un blog, … che fatica!

Sembra facile, ma appena vuoi fare qualcosa di particolare, scopri che ci vuole un sacco di impegno e di ricerche.

La stessa scelta del software e’ un lavoro di ricerca e analisi: “Quale scelto? Quale si usa? Questo sito e’ bellissimo, ma come ha fatto?”

Alla fine ho scelto WordPress, e’ dalla versione 1 che ci faccio delle installazioni, oggi ho aperto l’admin della versione che avevo installato qualche mese fa (eh si’ perche’ sono mesi che e’ installato e mai configurato) e ovviamente ci sono aggiornamenti da fare.

Inoltre anche l’aspetto del Theme (il cosiddetto apparire del blog) non mi piace: “E ora che tema metto? Ma perche’ e’ cosi’ brutto appena installato? Mi servira’ un grafico? Ma anche quello di Mauro Lupi era brutto all’inizio?”

Insomma tantissime domande, cosi’ tante che val la pena partire e sistemarle nel frattempo.

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