IL PRIVILEGIO DI AVERE UN DOMINIO .COM – All’inizio dei tempi, era un lusso e un privilegio avere il dominio .com. Ma registrarlo significava un “impegno” con il mondo al quale si annunciava di essere, appunto, “mondiali”. Per questo motivo, qualche cliente preferiva non volere il .com e avere solo un .it, con l’idea di dire “noi siamo piccolini”. E giammai si registrava un .net; quelli erano domini per i “network” di servizi, di aziende, di idee, tutte cose che non interessavano a clienti retailer o siti istituzionali. Questo all’inizio dei tempi. Oggi è un’altra storia.

 

ÀÈÍÓUE E IL DOMINIO VIENE QUÁ.it — Tra poco potrete avere dei domini di dubbia leggibilità, nomi con accenti e dieresi o umlaut, potrete registrare finalmente vabbuó.it con la ó come si deve, ci potrà essere un ecommerce che vende online con il nome di vucumprà.it ma anche domini assurdi tipo àèìòù.it oppure peggio gögol.it o utilizzare qualunque forma di confusione vi suggerisca la vostra fantasia.

Ovviamente non posso che pensare alle risate di quando in un FORM di registrazione email inserirete la vostra mail “alessandro@tacàdènt.it” poichè il 99% dei form di oggi scartano quel tipo di email, o peggio la salvano come tacadent.it creando beffa e danno in un colpo solo. Peggio ancora se vi verrà l’idea di iniziare ad usare i caratteri anche nel nome come nicolò@cadréga.it, una mail che per un form di iscrizione di oggi può produrre le conseguenze del sovrastimato bug dell’anno 2K.

 

CHI CONTROLLA IL DOMAIN SPAM? — Con questa novità per i domini, la voglia di inventare nuovi suffissi sembra degenerata.Non è una novità, dal dominio .TV in poi, i domini sono diventati sempre di più fuffa nel significato. É vero che per qualcuno i nuovi domini saranno utili e potrete dire che finalmente qualcuno sembra aver spiegato agli Yankee che Internet non è solo Americano (sì boys, ci sono anche le accentate nel mondo!), ma avete in mente quante nuove email false potranno arrivarvi e voi dovrete usare la lente di ingrandimento per capire se è vera o falsa? Perchè, è vero, gmail ne intercetta parecchie (ma non altrettanto yahoo mail, sveglia!), ma una info@bancadellagrandesïena.it sarà una mail Phishing pronta a portarvi altrove e a chiedervi dati, soldi e figli senza che voi ve ne accorgiate.

 

NON BASTA, ARRIVA PURE GOGOL.DEVIL — E poi, invece, han pensato almeno a tutelare quelli che invece dovrebbero avere il dominio con le accentate di diritto? Un sito (reale) come www.tuscos.it, di diritto dovrebbe avere l’equivalente milanese www.tuscòus.it e www.ciapachi.it dovrebbe avere www.ciapàchì.it, ma ovviamente i domini sono fatti per i banchetti di fantozzi: chi primo arriva, arraffa!

E la roba da arraffare non finsce qui!

No, perchè forse non lo sapete, ma si è appena conclusa (o si sta concludendo) un'”asta” internazionale che peggiorerà ancora di più le cose. Chi voleva (con tanti soldi), poteva proporre un proprio nuovo suffisso e aggiudicarsene i diritti d’uso. Sì avete capito bene.

Vi piace un dominio con il suffisso “.warez”? Va bene, è vostro. Andate in asta, decidete di pagare da un MINIMO 185,000$ in su e se vincete, è vostro. Dopodiche potrete usarlo per voi, per la vostra azienda o rivenderlo agli smanettoni di internet. Per tali geniali “nuovi” suffissi, i “big” si sono subito messi a spendere migliaia di dollari e il primo tra gli spendaccioni è il solito Google (o Gógol alla italo-berlusconiana) con i suoi 20 milioni di dollari e — lasciatemelo dire — strano che non abbia preso il dominio che gli si addice di più di tutti, il .666 (ndr. i numeri non erano nella lista dei suffissi, idea per il prossimo giro?).

Pertanto fra un pò avrete domini come www.perchè.wiki oppure andiamo.amagnà.citta e così via. I primi a gioire saranno i “phisher” (falsificatori di messaggi autentici con destinazione falsata), con migliaia di nuove alternative a loro disposizione per mandarvi spam e fare siti cloni www.ebay.ebay oppure www.ebây.it — entrambi di chi saranno?

 

TROPPE INFORMAZIONI, LA GIOIA DI GOOGLE — Con tutti questi nuovi domini, a e i o u .book .google .shop .vieniqui vucumprà.la, farvi collegare il più velocemente possibile al contenuto giusto sarà sempre più un compito di altri, tipo qualcuno che sappia gestire le informazioni per voi.

Almeno ora se pensate al sito della Lego, scrivete Lego.com; non vi serve Google “in mezzo” che fa l’arbitraggiatore di informazione (mostrando ogni tanto quello che preferisce). Invece domani come sarà? Volete un libro da Amazon per il kindle phone? bene, Amazon.com ma anche libri.kindle oppure kindle.amazon?

E peggio. Pensate ai siti corporate e ai siti di produttori mondiali. Asus! Philips! Sony! Per tutti questi già oggi è impossibile trovare le informazioni; domani saranno solo e sempre su sony.com?  Domani magari mettono le Tv sotto products-sony.hitech oppure sony.shop per lo Store, e anche sony-games.play per i giochi… Pertanto, i 20 milioni di dollari spesi dal motore di ricerca di Mountain View non sono una spesa, ma un investimento e l’aumentare della confusione della reperibilità delle informazioni è proporzionale a quanto dipenderete da Google. E Babelfish non c’è più, chi ci libererà da Google?

 

ASIA, ÜBER ALLES — Infine, non ci interessa molto, ma fa decidere spesso le strategie recenti delle aziende Occidentali: oggi i “big” temono di perdere il treno per l’Asia, chi fa tardi, prende di meno da un mercato enorme. E allora perchè non accontentarli? Il più grande gioco online di Ruolo, World of Warcraft sta preparando da più di 1 anno un’espansione completamente dal sapore Orientale, Apple sta abbracciando la Cina come il panda un albero, quindi perchè i gestori di domini non dovrebbero produrre 10 (sono cauto) volte tanto il fatturato permettendo accentate, dieresi e… ideogrammi? Sì, anche ideogrammi.

E quindi, se prima arriverete comunque su www.alibaba.com, domani avrete 10 milioni di domini in più con ideogrammi come http://파일을 찾을 수 없음 che non potremo certo digitare e visitare. Ah no, che stupido… Andremo su Gógól che sarà l’unico sistema per trovare, leggere e navigare siti di domini e contenuti di lingua diversa dalla nostra e magari anche di contenuti della nostra lingua, perchè un .book o un .shop o un .store non sono sufficienti per dirci che fa cosa.