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Tag: crisi economica

Magie della crisi? 7,2€ di aumento dal nulla al mese nel leasing Volkswagen!

Che sia lecito, non ho dubbi.

Sta di fatto che con un colpo da veri maghi della crisi (o anti-crisi per loro?), la società di Leasing Volkswagen Bank manda una lettera annunciando di cambiare le modalità di “comunicazione” ed “esecuzione” degli addebiti, stando ben attenti a non fare mai riferimento alla parola “avverse condizioni”, “cambiamento delle condizioni” o “crisi”, per giustificarla come un “normale” decorso di un contratto di leasing.

I “cambiamenti” di comunicazione implicano semplicissime voci “aggiuntive” da pagare, ovviamente.

Spese per comunicazione 2€+IVA
Spese di incasso 4€+IVA

I leasing sono due, pertanto il tutto è raddoppiato, visto che la comunicazione la fanno due volte (anche se in modo identico).

volkswagen bank aumenta il costo del leasing

Fate due conti, sono 7,2€ lordi che per ogni fattura la Volkswagen Bank si incassa SENZA AVERE FATTO NULLA; per qualche migliaio di leasing nel mondo fa subito un 200-300 mila euro all’anno da contratti esistenti. Sempre che siano “solo” qualche migliaio.E visto che il leasing dura sempre un sacco di mesi (almeno 36), l’aumento è proprio un tocco da maestri. Lo chiamerei “un furto” se non fossi educato. 

Costi di comunicazione? Mandate una mail! Spese di Incasso? Leggete oltre.

Se nel 2008 le spese di Addebito RID erano di 0,50€, ora sono misteriosamente diventano di 1€, +100%. Che cosa coprono? Bè per la banca sono le “spese di incasso” degli organi coinvolti nelle operazioni, che guarda caso in parte è ancora la Volkswagen Bank ovviamente.

Alla faccia dell’aiuto delle banche e degli organi di controllo dei crediti!

Morto Google Print ADs: 0,5% di conversione invece del 2% atteso.

Muore Google Print ADS, il servizio di Google nato qualche anno fa che permetteva agli inserzionisti di apparire con le pubblicità sui quotidiani locali e non sparsi per US (800 circa).

L’idea che infastidiva parecchio gli editori nazionali americani consisteva nel far mettere annunci la cui risposta dei lettori sarebbe avvenuta tramite contatto telefonico, un numero telefonico gestito da Google che permettesse a quest’ultimo di calcolare un potenziale ROI (e costo a telefonata) delle campagne dei clienti e aggiustare pertanto il costo nel tempo.

Nelle stesse prime fasi di Google Print, la conversion rate attesa da Google (e forecastata) era del 2%, ovvero su 100 lettori che guardavano la pubblicità sui quotidiani, almeno 2 avrebbero telefonato al cliente.

Invece, da subito, la percentuale si è stabilizzata intorno allo 0,5%, quattro volte meno di quanto atteso, un risultato che ha deluso Google e una percentuale di poco cambiata negli ultimi due anni (benchè il costo per gli inserzionisti sia salito comunque) tanto da inserire Google Print nel cimitero dei progetti, insieme a Lively, Google Video, Catalogue Search (la possibilità di indicizzare gratuitamente cataloghi cartacei), Jaiku, e altri progetti mai divenuti dei business model sostenibili.

Se Google avesse indagato un pò di più, avrebbe scoperto che quello 0,5% di conversione è già nei modelli di business dei pay-per-call, dove spesso l’1% è il massimo raggiungibile, salvo che le pubblicità agli utenti divengano invasive e nazionali con GPR elevatissimi.

Sta di fatto che fino ad oggi tale mercato non era ancora stato misurato. Ora Google (e noi altri) abbiamo dei parametri nuovi da usare nella direzione di un business simile.

La fase di Google del taglio dei costi indispensabile in questo periodo di riduzione di crescita è iniziata con la chiusura di 1000 contratti esterni e ora di 100 posti di lavoro per le persone a carico di questi progetti, ma per quello che si legge in giro è sicuramente una delle minori riduzioni di personale da parte delle .com.

Video Gaming Industry e la crisi

Dall’inizio dell’anno, l’indice delle 30 blue-chip, il DJIA, e’ sceso ad oggi del 40%. Il NASDAQ, peggio, del 42%, il DOW JONES ha appena avuto la “peggiore settimana della sua storia”, 18% in meno in una settimana.

In Italia, le fashion brand stanno modificando il numero di prodotti destinati all’estero: quelli destinati agli U.S.A. in particolare, al ribasso. Pensano che il Q1 2009 non sara’ per niente buono per loro. La GDO dice che anche la vendita di un bene primario come il cibo subira’ un calo. E per dopo Natale ci sono solo preoccupazioni.

La Gaming Industries sta subendo lo stesso calo, in media un 40% dall’inizio dell’anno.

Eppure Electronic Arts manda un segnale agli azionisti dicendo che quando la gente vuole risparmiare o, meglio, non vuole spendere, generalmente incrementa le ore spese in casa o al cinema. Per la Gaming Industries, la paura economica alla fine produce piu’ ore spese davanti ad un video game, e, cinicamente, un numero piu’ alto di disoccupati significa piu’ ore a casa.

Il titolo peggiore e’ THQ, quella di Saints Row e SmackDown, -68% in un anno, ma la colpa e’ dei titoli sfortunati che non raggiungono mai un ottimo giudizio. Con Ratatouille e Wall-E  ignorati e Saints Row — cantiamo tutti insieme — fortemente battuto dai concorrenti come Rock Band o Guitar Hero.

EA perde il 53% in un anno, da $60 a $27 di settimana scorsa. Benche’ sia la societa’ con il maggior fatturato, con Spore e Warhammer nei negozi, paga il ritardo di questi due titoli, Fifa 2009 appena uscito, Battlefield Heroes in ritardo, Harry Potter nel 2009. Ma confidenti nel fatto che il Q4 vedra’ queste revenues, EA spera in un calo minore.

La fabbrica di soldi Blizzard-Activision e’ quella che perde meno, ma solo perche’ 1 anno fa non esisteva. -28% in un mese, ma World of Warcraft ha oramai abbonati per 11 milioni world-wide ed e’ praticamente cocaina per chi gioca. 

Con piu’ gente in casa, c’e’ da aspettarsi che aumentino gli abbonati e le ore spese; per il fatto che il 13 novembre esce il seguito di World of Warcraft, Blizzard-Activision potra’ garantirsi una minor perdita rispetto alla concorrenza.

Anche per questo, Blizzard annuncia di spezzare in tre un bestseller di sempre, Starcraft 2, in modo da assicurarsi un ottimo 2009 con Stracraft 2, Wings of Liberty e altre due espansioni, da un solo titolo previsto in origine. Insomma, se con uno e’ stato un bestseller di sempre, con tre sara’ senz’altro un buon ritorno delle perdite di queste settimane. E se il gioco era criticato per mancanza di innovazione, con ben 2 espansioni hanno gia’ risolto una eventuale “crisi” del prodotto senza danneggiarne il prestigio.

Insomma, la Gaming Industries potrebbe soffrire meno degli altri settori. Nella crisi qualcuno sorride e dice “I disoccupati hanno piu’ ore da dedicare a casa” e aggiunge “Se la gente non viaggia e sta a casa, che cosa fara’? Generalmente cercano una specie di ‘cheap entertainment’, i video giochi, i film“. Vedremo.

Banking Crisis for Dummies

La crisi economica di questi giorni e’ sempre piu’ una discussione popolare.

Oggi, quasi tutti quelli che ho incontrato, me ne hanno parlato, parenti compresi. Le vicende sono quotidianamente trattate dai media e le domande sorgono da parte di tutti.

Quella ricorrente e’: “Perche’ c’e’ questa crisi?” e posta da chi fa la spesa al supermercato non trova una risposta di immediato accesso. Pertanto, dopo l’ennesima domanda di oggi, ho deciso di rispondere con un esempio molto semplice, for dummies, io stesso che sono dummy di finanza.

La versione da “Supermercato” della Crisi for Dummies.

Paolo fa un mutuo che vale 1, restituira’ 2.

Mario fa un prestito che vale 1, restituira’ 2.

La Banca di Paolo cede l’1 che avra’ alla Banca Centrale.

La Banca di Mario cede l’1 che avra’ alla Banca Centrale.

La Banca Centrale presta 2 a Sergio.

Poiche’ la Banca Centrale presta soldi futuri, paga interessi alla Banca di Mario e di Paolo. La Banca di Paolo avra’ 1,1 degli 1 prestati e la Banca di Mario 1,1 invece di 1. La Banca Centrale avra’ 3 da Sergio e paghera’ tutti i debiti (2,2) e guadagnera’ 0,8.

La vita e’ difficile, la benzina aumenta e Paolo non paga una rata e Mario non paga una rata. Allora i 2 di Sergio non esistono e la Banca Centrale chiede altri prestiti.

Anche la Banca di Paolo e la Banca di Mario chiedono prestiti per continuare a servire altri clienti in attesa che Paolo e Mario paghino e che la Banca Centrale paghi il suo debito che ritarda.

Quando Mario e Paolo non pagano come previsto e sono n utenti, il sistema va in crisi. Se le Banche chiedono e prestano troppi soldi per sorreggersi l’una l’altra puo’ succedere di non fidarsi piu’ di una Banca — visto che non restituisce i prestiti — e di lasciarla al suo destino: il fallimento.

Ma in maniera piu’ estesa, ecco il “Perche’ della Crisi delle Banche for Dummies”.

Quando fate un mutuo per una casa, un’automobile o un televisore, la banca applica un interesse alle vostre rate in funzione di quanto siete a rischio per i pagamenti delle stesse. Piu’ siete inaffidabili e piu’ alto e’ il tasso da pagare.

Per la banca e’ un successo se l’interesse stipulato e’ alto poiche’ essa guadagna piu’ soldi. E’ obiettivo di chi vi stipula un contratto accordarsi per poche rate, ma ancora meglio avere venduto con tassi alti. Avere rate con elevati interessi e’ praticamente il “core business” delle banche.

Negli ultimi anni il numero di mutui erogati e’ aumentato vertiginosamente includendo tra i clienti un bacino di utenti piu’ rischioso (e piu’ gradito), aumentando la media degli interessi erogati e pertanto i guadagni, ma di conseguenza, eppure meno importante, i rischi di poter recuperare le rate.

Addirittura, il fatto di non pagare una rata e’ un ulteriore guadagno, poiche’ alla fine pagherete di piu’  visto che ci sara’ un interesse ulteriore; e se non pagherete del tutto, be’ il bene e’ comunque liquidabile e non ancora vostro.

Nello stesso processo, appena la banca ha in mano il vostro mutuo, ne piglia il potenziale valore e lo investe oppure lo presta.

A chi li presta? Ma semplice! Li presta a voi, che chiedete un prestito per pagare il mutuo poiche’ le rate che avete accettato di pagare con i relativi interessi sono diventate nel frattempo troppo impegnative e non potete non pagare per i vestiti dei vostri figli, il pane per la vostra famiglia.

Alle banche tutto questo piace: saltate una rata del mutuo, pagherete di piu’, chiedete un prestito rischioso, pagate di piu’ del normale, ma i soldi non vi sono negati se in prospettiva potrete restituirli in qualche modo.

Ma come? Le banche prendono il vostro muto e lo vendono ad altre banche le quali prestano quei soldi alla stessa gente che chiede un prestito per il mutuo? Si’, e secondo Fannie Mae e Freddie Mac — da loro in America dipende l’erogazione dei mutui — tutto questo andava (molto) bene, anzi come dicono nei loro report “is safe and guaranteed“.

Tra i “guaranteed” c’e’ che il sistema bancario rivende ad altri il tuo “debito” non in una unica trattativa, ma in diverse forme, pacchetti di investimenti di varia natura economica e ovunque nel mondo, diminuendo i rischi di un vostro potenziale mancato pagamento.

Questo insomma funzionerebbe se non fosse che il vostro mutuo e il vostro prestito diventano pero’ insostenibili e le rate che non si pagano iniziano ad essere troppe da parte di troppi.

Cosi’ tante che le stesse banche incrementano il numero di prestiti tra loro stesse per coprire i rispettivi mancati incassi (“shortfalls”) trattando tra di loro con lo stesso intento di avere tassi alti il piu’ possibile (ricordate, e’ il “core business“).

Lehman Brothers non ha piu’ trovato prestiti perche’ nessuno si fidava piu’ della stessa e non voleva piu’ dargli soldi ed e’ fallita.

Il fatto reale e’ invece che i veri ad andare in shortfall sono proprio i clienti; la benzina sale, il costo della vita sale, il salario si adegua in modo piu’ lento ecc… E’ palese che il sistema strozza i clienti che alla fine non pagano.

Ora gli Stati Uniti e l’Europa (in modo diverso) tentano di comprare i vari “pacchetti” sporchi fatti dalle banche per eliminarli e garantire la copertura dei shortfalls piu’ evidenti, ma il punto chiave e’ che in realta’ si dovrebbe rivedere questi interessi e dire ai clienti che e’ possibile rifare il mutuo con tassi di interesse minori. Ma questo tocca il “core business“, non fa guadagnare nessuno e non si puo’ fare.

Se la Crisi Economia deve preoccupare tutti, la risposta e’ si’.

Una banca con meno soldi significa meno prestiti ai privati e alle imprese, meno possibilita’ di gestire la cassa da parte degli imprenditori e delle associazioni, piu’ necessita’ che senza contanti si debbano tagliare i costi e quindi i salari. Meno salari, significa meno pane e libri per le famiglie.

Ebay dice che deve tagliare dei costi (1,000 posti di lavoro) per poter continuare ad investire.

Google Vice President UK Dennis Woodside dichiara che in Google va tutto bene e che non soffriranno della crisi anche se i budget dovessero essere tagliati, nel senso che comunque cresceranno di piu’ degli altri media (e non vuol dire che non soffriranno). Un messaggio di circostanza e concreto nello stesso tempo, ma che lascia qualche dubbio.

Se quest’anno Google crescesse intorno al 15%, basterebbe per tranquillizare azionisti e media, abituati al 30% dell’anno precedente?

Dopo mesi di crisi, una minor crescita di Google verra’ letta correttamente, oppure verra’ pessimisticamente additata come una conseguenza inevitabile della crisi che pertanto perdurera’ e continuera’ a sfiduciare i mercati rimanendo sulle prime pagine di tutti i media?