A poche settimane dal suo passaggio di consegne, Bush firma un atto con il quale praticamente crea una posizione e un laboratorio (detto il “Copyright czar”) dedicato per investigare i crimini contro proprietà intellettuali, brevetti e marchi.

Fino ad oggi tali crimini erano delegati ad un dipartimento di più ampia azione (tipo il DJA) e pertanto essi non erano in grado di essere “gestiti” nelle modalità richieste da un mercato sempre più complesso e differente da quello della droga o terrorismo. Per pressione sicuramente di major che tutelano i mercati della musica, dei film, delle software house come la BSA e degli autori stessi, da ora esisterà un ruolo per gestire direttamente questi reati.

– Import e export di prodotti senza autorizzazione del produttore (prodotti fisici o merce digitale);
– prodotti marchiati senza autorizzazione del produttore o marchi falsi;
– registrazione di film senza autorizzazione e traffico degli stessi;
– violazione con intento criminoso di un copyright.

Lo scopo di questo atto è quello di ridurre i prodotti contraffatti sia in US sia all’estero, identificare lacune nei processi di indagine e investigazione, condividere le informazioni tra i dipertimenti e le unità di ricerca, identificare ed eliminare network di falsificatori internazionali, aiutare le altre nazioni a tutelare e proteggere i diritti intelletuali, lavorare con le stesse per stabilire standard e policy per la tutela delle regole.

Per la voce “crimini di computer” vengono inoltre inclusi i crimini “over the Internet“.

Le Major non commentano, ma la creazione di questo processo è stato per anni sponsorizzato dalle stesse. Inoltre con l’apertura dei mercati digitali e la disponibilità in casa di reti sempre più veloci, era tempo che Internet apparisse tra le vocie dei mezzi da investigare in modo diretto.

Fa piacere a tutti poter guardare un film o ascoltare musica scaricata da internet, poichè è gratis e generalmente se essa delude non è un problema, basta cancellarla. Ma spesso tale attività sfocia nel diventare un’abitudine con la quale i film sono tutti gratuiti e la musica è praticamente di tutti e poche volte ci si chiede se effettivamente tale comportamento non stia insegnando a chi viene dopo di noi, i nostri figli ad esempio, se quello che vedono fare è corretto.

Spesso ci diciamo “Compriamo un prodotto se veramente è valido“, film, software o musica che sia, ma vedo sempre più giovani ignorare questo principio di buona fede e sistematicamente apprezzare il download gratuito piuttosto che l’esaltazione di un opera come ingegno di altre persone (e pertanto è il premio il comprarlo). Va bene la cultura del “gratuito”, ma bilanciata dal riconoscere che l’opera altrui è sempre un valore che va riconosciuto quando se ne usufruisce.

Per questo ben vengano le leggi, anche perchè è l’unico modo per cambiare i comportamenti scorretti di così ampia natura. Anche se US è sempre la prima a inasprire i controlli (almeno il diritto intellettuale là è ben riconosciuto), spesso è proprio il  fatto di dipendere da Hollywood per il nostro intrattenimento cinematografico a far sperare che anche in Europa ci sia un ulteriore passo presto.