I ricavi da parte delle imprese editrici di quotidiani del periodo 2007-2009 in Italia e’ uno dei peggiori, secondo la Fieg.

Per il periodo 2009-2007, i quotidiani nazionali hanno venduto il 9,5% in meno, quelli locali il 4,9% in meno, con una media di 86 copie vendute ogni 1000 abitanti.

CD, Dvd, Libri, indicati come i “collaterali” del settore, sono calati del 45,6% in due anni; tra i periodici i ricavi editoriali calano del 14,4% e il 29,5% in meno di ricavi pubblicitari.

PER LA FIEG SERVE UNA TASSA — La risposta della Fieg per voce del Presidente Malinconico e’ quella, tra le altre, di tassare chi naviga online e di intervenire con la collaborazione di provider e dei motori di ricerca contro l’utilizzo improprio dei contenuti on-line.

E critica e’ la posizione che sostiene indicando che il settore ha ricevuto anche minori agevolazioni fiscali e aiuti statali rispetto agli anni precedenti.

Dopo queste due frasi, direi che un paio di secondi per riprendersi e’ necessario.

UN PROBLEMA DI INNOVAZIONE – Quale sarebbe il problema? Forse quello di non essere capaci di trasformare i propri contenuti (oramai gia’ tutti digitali) in un sistema di fruizione piu’ moderno e dinamico, che possa utilizzare come veicolo di diffusione proprio quegli strumenti che invece la Fieg vuole penalizzare?

Accusano Internet e la televisione di “rubare” audience all’editoria, ma forse e’ proprio l’editoria stessa a dover capire che potrebbe invece essere la prima attrice dei contenuti del Web e dei media digitali di questi e dei prossimi anni. Non subire Internet, ma sfruttarlo.

Invece nei gruppi editoriali cosi’ come li conosciamo, per l’online ci sono solo timidi tentativi di cavalcare momenti di innovazione portando on-line dei contenuti nati per l’off-line, ma mai un segno di innovazione di come, a partire per primo dagli autori stessi, i contenuti editoriali debbano essere funzione dei nuovi media e non viceversa.

Sono on-line inziative figlie di idee editoriali nate altrove, quando invece le idee editoriali di oggi devono poter nascere figlie di progetti pensati per le nuove tecnologie e le nuove modalita’ di fruizione, per poi successivamente creare servizi a valore aggiunto la cui fruizione sia veloce ed immediata per ogni tipo di device e utente.

E invece di capire che serve dare contenuti il piu’ possibile on-demand e non riviste e mensili i cui contenuti sono scritti settimane prima, i segnali che mandano sono timori di non riuscire piu’ a produrre contenuti atti a ricevere sovvenzioni statali.

E se non basta, parlano di tassa quando invece dovrebbero guardare ai propri contenuti editoriali e trasformarli in portali di informazione, dare valore aggiunto agli stessi e poi specializzarli in un media fatto sempre piu’ di parole ma anche video. Non serve reinventare, basta guardare a Murdoch e alle proprie property editoriali online in USA.