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Google Universal Search? No, Web Search first.

Adwords è l’artefice del fatturato di Google, e la Ricerca ne è del successo. Dalla prima versione a oggi, parecchi sono gli esperimenti che Google ha introdotto, testato, scartato o adottato.

Se pensiamo al Google di sette anni fa, è una Ricerca a scompartimenti stagni; il web, le immagini, le news, i prodotti, ciascuno per i fatti propri. Se lo pensiamo oggi, è uno studio dei comportamenti degli utenti e una classificazione delle chiavi di ricerca per un risultato integrato, o “Universale”, come Google lo descrive.

La “Universal search” è il risultato delle esperienze da parte di un utente e delle risposte da parte di Google. Se la ricerca può essere completata da un video, Google mostrerà quel video; se la ricerca ha carattere di cronaca, le “news” occuperanno una posizione rilevante all’interno della pagine dei risultati di ricerca (o “SERP” per abbreviazione).

E non solo. Mentre Google studia come rappresentare al meglio la risposta per una ricerca, nello stesso tempo si prepara ad affrontare un passo tecnologico molto importante.

Tra tutti i componenti “nuovi” che sta introducendo grazie alla Universal Search, quello da cambiare in modo radicale è però uno vecchio: il risultato dal web!

Perché? E’ semplice. Il risultato dal web è quello che la gente usa di più, è quello che la gente utilizza meglio, è quello che alla gente dà maggiori risposte.

Il Web è il risultato più facile da consultare e anche quello più veloce. E’ il prodotto più importante di Google ed è il “contenuto” più consultato in assoluto on-line.

Che cosa Google deve cambiare del risultato web?

I risultati non possono più essere aggiornati “ogni tanto”. Le pagine devono essere lette ogni giorno e più volte al giorno. E’ ora che la SERP contenga pagine lette e controllate anche poche ore prima, che esse siano sempre più attuali e non solo rilevanti.

Questa “modifica” è già in corso, ma non ancora tale da rendersi palese a tutti e sostituire il Google che conosciamo oggi. Il risultato deve mostrere la data e l’ora di creazione o di ultima modifica, una discussione su di un forum sarà aggiornata spessissimo, un blog immediatamente ad ogni post.

In questo modo avremo la prima più grande rivoluzione della web search da quando la conosciamo riscritta da Google grazie al Pagerank. Non ci sarà più un risultato “vecchio”.

Come fa Google a fare tutto questo è questione di “potenza”, una delle tre chiavi di successo di Google, insieme a “velocità” e “rilevanza”. Potenza dello “spider”, quel processo che Google utilizza per scoprire e indicizzare le pagine web, che non passerà più sul vostro sito “una volta ogni tanto”, ma “sempre” o almeno tante volte quante gliene serviranno per non servire un risultato “vecchio”.

Potenza nell’estrarre dati strutturati dai forum, dai blog, da cataloghi web, da SERP di altri motori (se utili), da community, social network, recensioni e opinioni. Potenza nel riconoscere dati non strutturati, ma che possono essere interpretati secondo pattern logici per poi utilizzare al meglio nelle risposte agli utenti. Pensate ad un risultato web contenente un informazione sul meteo, sugli orari degli spettacoli al cinema o delle guide TV.

Ad esempio, pensate a questa attuale problematica. Apple stasera presenterà i nuovi Macbook portatili (in realtà lo ha già fatto e ne ho parlato qui, ma l’esempio calza a pennello). Se cerchiamo in Google “apple mac book”, almeno trenta siti occupano i risultati web con riferimento a questo evento, all’attesa, a come saranno e con che forma. Solo qualche sito parla del “macbook”, occupa i primi risultati, ma visitandoli si scopre che essi non trattano dei nuovi modelli, ma di quelli vecchi, quelli di un anno fa, eppure rilevanti secondo Google. Poi arrivano risultati tecnici, recensioni e pagine di negozi ritenute meno importanti in questo momento da parte di Google. Da notare che tale posizionamento declassato viene poi riponderato una volta che il trend di ricerche per “apple macbook” torna nella normalità.

Ma ora andiamo avanti di 24 ore. Steve Jobs finalmente presenta i nuovi Macbook. A 5 minuti dalla prima immagine, alcuni blog iniziano a scrivere del nuovo macbook. Dopo un’ora dalla conclusione dello speech, non solo blog, ma anche siti specializzati e giornalistici di tutto il mondo si stanno aggiornano con foto e dettagli.

Ebbene, Google nelle ultime 40 ore sta avendo dei terribili mal di testa per le ricerche “apple macbook”. La gente non riesce a trovare quello che cerca, perché risultati rilevanti del giorno prima escono prima dei siti “appena creati”, eppure più interessanti. Gli utenti devono trasformare la ricerca in “nuovo macbook di apple” “apple new macbook” o altre forme per cercare di filtrare i risultati e saltano velocemente titoli di risultati sperando che uno come “Ecco i nuovi macbook di Apple” sia un post di pochi minuti fa e non di ieri.

Chi vince? Oggi vincono i blog, Google li legge appena scrivono, ma Google vuole fare vincere tutti. Per farlo deve mandare lo spider continuamente su tutte le pagine, di più se un sito di informazione, di meno se un sito istituzionale. Deve metterci la data al risultato, dirci di quanti minuti fa è l’aggiornamento (non di quando lo ha letto, ma da quanto tempo è cambiata la pagina) e ricalcolarci la rilevanza quasi in tempo reale.

Potenza. Tutto questo significa potenza in nuovi server per contenere più dati, per gestire più processi di ricerca delle pagine, per eseguire nuovi algoritmi di estrazione e confronto dati.

Tutto questo significa che anche noi dobbiamo potenziare i nostri siti. Dobbiamo dare a Google nuove pagine, strutturate se non lo sono, e i nostri siti devono rispondere al quadruplo delle richieste del Googlebot, lo spider di Google, perché  Google sara’ sempre piu’ goloso di pagine.

 

Banking Crisis for Dummies

La crisi economica di questi giorni e’ sempre piu’ una discussione popolare.

Oggi, quasi tutti quelli che ho incontrato, me ne hanno parlato, parenti compresi. Le vicende sono quotidianamente trattate dai media e le domande sorgono da parte di tutti.

Quella ricorrente e’: “Perche’ c’e’ questa crisi?” e posta da chi fa la spesa al supermercato non trova una risposta di immediato accesso. Pertanto, dopo l’ennesima domanda di oggi, ho deciso di rispondere con un esempio molto semplice, for dummies, io stesso che sono dummy di finanza.

La versione da “Supermercato” della Crisi for Dummies.

Paolo fa un mutuo che vale 1, restituira’ 2.

Mario fa un prestito che vale 1, restituira’ 2.

La Banca di Paolo cede l’1 che avra’ alla Banca Centrale.

La Banca di Mario cede l’1 che avra’ alla Banca Centrale.

La Banca Centrale presta 2 a Sergio.

Poiche’ la Banca Centrale presta soldi futuri, paga interessi alla Banca di Mario e di Paolo. La Banca di Paolo avra’ 1,1 degli 1 prestati e la Banca di Mario 1,1 invece di 1. La Banca Centrale avra’ 3 da Sergio e paghera’ tutti i debiti (2,2) e guadagnera’ 0,8.

La vita e’ difficile, la benzina aumenta e Paolo non paga una rata e Mario non paga una rata. Allora i 2 di Sergio non esistono e la Banca Centrale chiede altri prestiti.

Anche la Banca di Paolo e la Banca di Mario chiedono prestiti per continuare a servire altri clienti in attesa che Paolo e Mario paghino e che la Banca Centrale paghi il suo debito che ritarda.

Quando Mario e Paolo non pagano come previsto e sono n utenti, il sistema va in crisi. Se le Banche chiedono e prestano troppi soldi per sorreggersi l’una l’altra puo’ succedere di non fidarsi piu’ di una Banca — visto che non restituisce i prestiti — e di lasciarla al suo destino: il fallimento.

Ma in maniera piu’ estesa, ecco il “Perche’ della Crisi delle Banche for Dummies”.

Quando fate un mutuo per una casa, un’automobile o un televisore, la banca applica un interesse alle vostre rate in funzione di quanto siete a rischio per i pagamenti delle stesse. Piu’ siete inaffidabili e piu’ alto e’ il tasso da pagare.

Per la banca e’ un successo se l’interesse stipulato e’ alto poiche’ essa guadagna piu’ soldi. E’ obiettivo di chi vi stipula un contratto accordarsi per poche rate, ma ancora meglio avere venduto con tassi alti. Avere rate con elevati interessi e’ praticamente il “core business” delle banche.

Negli ultimi anni il numero di mutui erogati e’ aumentato vertiginosamente includendo tra i clienti un bacino di utenti piu’ rischioso (e piu’ gradito), aumentando la media degli interessi erogati e pertanto i guadagni, ma di conseguenza, eppure meno importante, i rischi di poter recuperare le rate.

Addirittura, il fatto di non pagare una rata e’ un ulteriore guadagno, poiche’ alla fine pagherete di piu’  visto che ci sara’ un interesse ulteriore; e se non pagherete del tutto, be’ il bene e’ comunque liquidabile e non ancora vostro.

Nello stesso processo, appena la banca ha in mano il vostro mutuo, ne piglia il potenziale valore e lo investe oppure lo presta.

A chi li presta? Ma semplice! Li presta a voi, che chiedete un prestito per pagare il mutuo poiche’ le rate che avete accettato di pagare con i relativi interessi sono diventate nel frattempo troppo impegnative e non potete non pagare per i vestiti dei vostri figli, il pane per la vostra famiglia.

Alle banche tutto questo piace: saltate una rata del mutuo, pagherete di piu’, chiedete un prestito rischioso, pagate di piu’ del normale, ma i soldi non vi sono negati se in prospettiva potrete restituirli in qualche modo.

Ma come? Le banche prendono il vostro muto e lo vendono ad altre banche le quali prestano quei soldi alla stessa gente che chiede un prestito per il mutuo? Si’, e secondo Fannie Mae e Freddie Mac — da loro in America dipende l’erogazione dei mutui — tutto questo andava (molto) bene, anzi come dicono nei loro report “is safe and guaranteed“.

Tra i “guaranteed” c’e’ che il sistema bancario rivende ad altri il tuo “debito” non in una unica trattativa, ma in diverse forme, pacchetti di investimenti di varia natura economica e ovunque nel mondo, diminuendo i rischi di un vostro potenziale mancato pagamento.

Questo insomma funzionerebbe se non fosse che il vostro mutuo e il vostro prestito diventano pero’ insostenibili e le rate che non si pagano iniziano ad essere troppe da parte di troppi.

Cosi’ tante che le stesse banche incrementano il numero di prestiti tra loro stesse per coprire i rispettivi mancati incassi (“shortfalls”) trattando tra di loro con lo stesso intento di avere tassi alti il piu’ possibile (ricordate, e’ il “core business“).

Lehman Brothers non ha piu’ trovato prestiti perche’ nessuno si fidava piu’ della stessa e non voleva piu’ dargli soldi ed e’ fallita.

Il fatto reale e’ invece che i veri ad andare in shortfall sono proprio i clienti; la benzina sale, il costo della vita sale, il salario si adegua in modo piu’ lento ecc… E’ palese che il sistema strozza i clienti che alla fine non pagano.

Ora gli Stati Uniti e l’Europa (in modo diverso) tentano di comprare i vari “pacchetti” sporchi fatti dalle banche per eliminarli e garantire la copertura dei shortfalls piu’ evidenti, ma il punto chiave e’ che in realta’ si dovrebbe rivedere questi interessi e dire ai clienti che e’ possibile rifare il mutuo con tassi di interesse minori. Ma questo tocca il “core business“, non fa guadagnare nessuno e non si puo’ fare.

Se la Crisi Economia deve preoccupare tutti, la risposta e’ si’.

Una banca con meno soldi significa meno prestiti ai privati e alle imprese, meno possibilita’ di gestire la cassa da parte degli imprenditori e delle associazioni, piu’ necessita’ che senza contanti si debbano tagliare i costi e quindi i salari. Meno salari, significa meno pane e libri per le famiglie.

Ebay dice che deve tagliare dei costi (1,000 posti di lavoro) per poter continuare ad investire.

Google Vice President UK Dennis Woodside dichiara che in Google va tutto bene e che non soffriranno della crisi anche se i budget dovessero essere tagliati, nel senso che comunque cresceranno di piu’ degli altri media (e non vuol dire che non soffriranno). Un messaggio di circostanza e concreto nello stesso tempo, ma che lascia qualche dubbio.

Se quest’anno Google crescesse intorno al 15%, basterebbe per tranquillizare azionisti e media, abituati al 30% dell’anno precedente?

Dopo mesi di crisi, una minor crescita di Google verra’ letta correttamente, oppure verra’ pessimisticamente additata come una conseguenza inevitabile della crisi che pertanto perdurera’ e continuera’ a sfiduciare i mercati rimanendo sulle prime pagine di tutti i media?

Yahoo!, la botte e’ piena e gli azionisti ubriachi.

Sono d’accordo con Microsoft quando sostiene che l’accordo Yahoo-Google sia da bloccare per un semplice motivo: la concorrenza porta sempre benefìci ai consumatori

Quando Google potra’ dire di avere il 90% della reach pubblicitaria, indipendentemente da come Yahoo! tenta di venderci l’accordo, c’e’ il pericolo di non poter piu’ scegliere.

Lo e’ gia’ oggi. Come Google abbia strappato la leadership a Yahoo! negli anni precedenti e’ sicuramente piu’ merito di Google che colpa di Yahoo!, ma oggi lo scenario di Internet e’ quello di individuare Google come quasi l’unico media pubblicitario da utilizzare e, se non l’unico, di sicuro il primo.

E quando questo media produce risultati eccellenti e porta un parco clienti sempre piu’ grande, be’ c’e’ poco da fare, diventa il media di riferimento per ogni budget e gli altri diventano qua dei tentativi, “Facciamo una prova”, giusto perche’ conoscere un solo fornitore non va mai bene.

Ora Yahoo! passa dall’essere un acerrimo concorrente di Google ad un partner: si riorganizza chiamandosi Media, sostiene di avere la leadership nel Display Advertising, e si arrende alla Paid Search di Google. Finalmente un po’ di pace per loro; basta Google Google Google in caratteri rosso sangue ovunque sui muri. Lo chiamano un “test”, e’ vero, e’ limitato a USA e Canada, ma solo perche’ va fatto digerire, ma una volta che Yahoo! vedra’ le proprie revenue aumentare del 30%, un potenziale devastante davanti e azionisti finalmente placati e contenti, be’, non sara’ certo Yahoo! a fare un passo indietro.

Il costo a click per le parole chiave e’ deciso dai “clienti”, questo sostengono gli inventori del mercato. E’ vero, ma le tecniche per farlo aumentare dipendono anche da loro stessi e vi assicuro che e’ un impegno continuamente attivo.

Il mercato e’ infatti condizionato dal prodotto stesso e da come viene presentato. Paghi di piu’ perche’ la qualita’ richiesta per stare in cima e’ cambiata, paghi di piu’ perche’ la posizione si chiama Premium, paghi di piu’ perche’ ora siamo capaci di far ruotare meglio i messaggi pubblicitari e il tuo non va bene perche’ e’ sempre lo stesso, paghi di piu’ perche’ il tuo sito e’ lento e quello degli altri no.

Quando il media pubblicitario e’ solo uno ed e’ solo quello, o paghi il bid o paghi in tecnologia, e visto che non si vuole perdere i clienti, prima si accetta di pagare il bid, poi si lavora sul resto, ma ore/uomo sono comunque e se alla fine devo scegliere con chi lavorare visto che il tempo e’ un costo per tutti, allora val la pena concentrarsi sul fornitore migliore.

A Yahoo! questo “test” piacera’ cosi’ tanto che riterra’ inutile continuare a innovare per la ricerca sponsorizzata? L’outsourcing a Google e’ meglio che continuare a pagare centinaia di persone che producono il 30% di meno di un accordo?

Benche’ per i grandi competitor e’ comunque normale avere accordi in alcuni settori, mentre si produce concorrenza nei settori principali, qui le due aziende hanno solo un modello di revenues e Internet e’ ancora cosi’ giovane da non potersi permettere un “monopolio”.

Per evitare che Yahoo! sia attratto e inebriato da questa strada piena di soldi (senza vendersi a qualcuno), e’ meglio che qualcuno li fermi ora. Perche’ dopo non sono sicuro che Yahoo! voglia tornare indietro.

Il nuovo Adwords Quality Score

Da oggi Google ha cambiato il metodo con cui calcola il Quality score delle keywords che vengono comperate in Adwords.

Per i neofiti, Adwords e’ il sistema di Google che permette di acquistare parole chiave (“keywords”) della gente che cerca e per le quali visualizzare un annuncio pubblicitario (“Ads”). Il Quality Score e’ un sistema matematico di Google che tenta di stabilire se il tuo annuncio e il tuo sito sono rilevanti per chi cerca, in base al fatto che la rilevanza migliora la conversione e l’esperienza degli utenti.

Negli ultimi mesi Google ha introdotto numerosi controlli per che gli permettessero di ottenere:

eliminazione di keywords ritenute non rilevanti;
eliminazione di siti o singole landing page ritenuti di poco valore aggiungo per gli utenti.

Il sistema, in parole semplici, agiva in questo modo. Una keyword viene misurata contro le performance del mercato e del settore a cui appartiene e acquisisce quasi immediatamente un quality score parziale. Poco dopo il classico ClickThrough Rate (quanto un annuncio viene visitato), l’unico fattore di Qualita’ di anni fa, stabilisce se la soglia minima va corretta al ribasso o al rialzo. Nel tempo in cui tali score si aggregano, e’ stabilita la qualita’ finale della keyword e di conseguenza il suo “minimum bid” (quanto pagare al minimo per apparire).

Successivamente ulteriori modifiche possono applicarsi.

– Se il numero di keyword di poca qualita’ e’ elevato rispetto al numero totale di keywords caricati per quel sito , l’intero sito e’ declassato indistintamente dagli Ads rilevanti;

– se lo spider di google (Adsbot e sue deformazioni), dopo avere analizzato il sito/landing page, stabilisce uno score “algoritmico” inferiore alla media delle pagine simili, oppure il sito rientra nelle “black list” (contenuto duplicato, affiliazione, landing page solo commerciali, no added value per gli utenti sul sito, solo adsense presente, etc), la qualita’ della keyword e’ diminuita (ovvero si paga di piu’ per apparire);

– se l’account in cui risiede il sito subisce abbassamenti di qualita’ piu’ volte e in piu’ siti, l’intero account e’ piu’ facilmente declassabile;

– se un “editor” segnala il sito tra quelli che violano le regole editoriali e di qualita’ aggiuntive (sito porno camuffato, servizi a pagamento senza avviso, arbitraggio etc), esso viene ulteriormente declassato.

Tutto il processo porta keyword da una qualita’ Eccellente ad una Poor (i passaggi sono identificati da bid minimi a valore fisso e ricorrente sempre piu’ alti) fino ad un valore Poor finale di 8€/5£ (o 10$) e il sito e’ detto “penalizzato“.

Tale sistema permette a Google di:

– aumentare la qualita’ delle inserzioni in prima pagina e nelle successive;

– evitare siti duplicati sulle stesse keywords;

– eliminare i “bad sites”;

– far salire il bid medio laddove il Poor non era tale da bloccare una campagna e il cliente si permette di pagare di piu’ per ottenere i risultati di prima.

Infatti, benche’ a Gennaio-Febbraio 2007, Ottobre-Novembre 2007 e Giugno-Luglio 2008 siano stati applicati fortemente queste regole a bacini di clienti sempre piu’ ampi, il fatturato di Adwords e’ calato soltanto nel primo frangente (la causa fu indicata nei budget di grandi agenzie lenti a ripartire). La realta’ e’ che in effetti togliendo clienti pessimi, i clienti buoni ricevono subito piu’ visite e spesso tali incrementi non sono indesiderati, anzi. Solo budget prestabiliti pertanto rischiano terminazioni anticipate, comunque successivamente apprezzate in maggior possibilita’ nei mesi successivi.

Ma benche’ queste regole di Qualita’ fossero inderogabili per chiunque, in realta’ anche gli algoritmi di Google possono sbagliare (in eccesso di declassamento) e il cliente di Adwords non accetta di buon grado una situazione “declassata” se non prima parlando per qualche ora (con ampie obiezioni) con gli Account Manager in Google.

E poiche’ alcune delle regole di qualita’ sindacate in Google sono poco controllabili da parte del team di Adwords (che spesso le scopriva quasi insieme ai clienti stessi), a volte una penalizzazione poteva venire, come dire, … cancellata o il sito poteva venire inserito in una specie di lista protetta in cui le regole aspettavano ad applicarsi.

E’ ovvio che tale sistema alla lunga diventa poco gestibile.

– I clienti protestano sempre piu’ spesso per la poca trasparenza delle regole;

– le risposte sono aleatorie e a volte smentite dalla successiva modifica degli algoritmi di adwords;

– agli errori di Google, se non c’e’ azione da parte del cliente, non c’e’ voglia da parte di Google di accorgersi dello sbaglio;

– le keyword vengono messe offline, e benche’ a Google interessi la qualita’ delle top keyword e il loro min bid, la “coda” intanto cresce meno di quanto sperato.

Pertanto oggi Google cambia il modo con cui viene stabilita la bonta’ di una keyword.

Prima era il CTR medio relativo della keyword, ora la keyword apparira’ sempre e se dopo qualche mese una keyword pessima viene cliccata, essa viene riconsiderata. Inoltre prima la qualita’ era assoluta (una volta applicato il calcolo, si era dentro o fuori), oggi se la qualita’ e’ pessima, stanotte puo’ essere buona e domani l’attivita’ su di una keyword puo’ sufficientemente alta da fare tornare il min bid ai valori iniziali.

La penalizzazione prima era per ogni network di Google, la search per prima e poco dopo il content network (Adsense). Oggi invece e’ relativa, se una keyword non funziona su Google, essa puo’ ancora uscire sui siti affiliati (Virgilio ad esempio) o sul Content Network.

Infine non esiste piu’ il “min bid”; da oggi esiste il “min bid per essere in prima pagina” e tale valore e’ calcolato dalla Search, usando Exact Match di una keyword.

Tali cambiamenti, secondo Google, miglioreranno le performance di chi e’ qualita’ (secondo Google e merita un post a se’). Intanto e’ sicuro che chi prima capiva che una landing page non andava bene (leggendo un bid a 8 euro), oggi non puo’ piu’ capirlo, poiche’ il min bid si alza, ma non a tal punto e comunque il traffico scompare perche’ spinti in fondo nelle ultime pagine.

Invece di leggere “Eccellente, Povero, Buono” per le landing page (non per le singole keyword pero’), finalmente si leggera’ un numero (da 1 a 10).

Ecco un esempio di user panel di adwords. Se siete sotto al bid minimo della prima pagina, si leggera’ “BID IS BELOW FIRST PAGE BID ESTIMATE OF …” e il Quality Score della Landing Page sara’ QUALITY SCORE OK (x/10) e non piu’ “GREAT”, localizzato ovviamente nella vostra lingua.

New Adwords Quality Score

New Adwords Quality Score

Google ha sempre ragione…

Un post in Google News secondo il quale United Airlines (stock: UAUA) avrebbe perso un miliardo di dollari (sì, un Miliardo, $1B) ha fatto scendere il titolo da $12 per azione a $3, poi la notizia si è rivelata falsa, era del 2002, ma Google News la mostrava tra le notizie di oggi e, ovviamente, Google non sbaglia mai.

In realtà non sbagliava, la notizia era riaffiorata dai database di alcuni media americani per motivi tecnici (e non voluti) e lo spider di Google ha pensato bene di usarla senza controllare una data.

Forse chi legge doveva porsi qualche domanda, ma l’effetto Google ha lavorato molto sull’emozione dei traders occasionali.

Link alla notizia qui.

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