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Comparatori di prezzo e cash back, sistemi di fidelizzazione degli e-commerce.

Quando 3 anni fa nacque il progetto di un e-commerce 2.0 in cui il modello di business fosse a favore dei negozianti e non del motore di ricerca stesso, in cui l’utente fosse al centro del motore e non obbligato a vedere pagine che non voleva, in cui l’interazione tra gli utenti fosse basata su regole di sociologia moderna e non su mailing list, in alcune slide scambiate con qualche Venture si parla di cash-back e rebate come risposta al come poter aumentare il valore dell’utente nel tempo per un aggregatore di prodotti.

GLI SHOPPING COMPARISON, AGGREGATORI DI PRODOTTI E PREZZI – Gli “aggregatori di prodotti”, o shopping comparison, sono quei motori di ricerca con i quali per un prodotto che cercate trovate piu’ prezzi esposti per ogni negozio on-line che lo vende, vi permette di vedere dove acquistarlo e andarci se volete.

L’evoluzione del settore dello shopping retail e’ molto lenta poiche’ i margini dello shopping online sono tra i piu’ bassi. Non a caso ne’ Google ne’ Yahoo! hanno dato priorita’ a questo settore e Microsoft ha fatto i primi passi solo pochi mesi fa.

Poiche’ il poter dare una scelta di prezzo e’ una caratteristica molto apprezzata da parte degli utenti, tale caratteristica non e’ sufficiente a fidelizzare gli utenti su di un motore di shopping comparison, perche’ comunque l’utente vuole partire sempre da un motore di ricerca maggiormente preferito, come Google.

MODELLO A COST PER CLICK E PAY PER SALE – Poiche’ i modelli attuali dei motori di confronto prezzo sono ancora principalmenti slegati dal successo della vendita da parte dei negozi, ma ancora legati al semplice costo per click (ovvero il negozio paga per ogni utente che arriva anche se non compra nulla), questi motori non hanno sviluppato dinamiche di integrazione con i negozi atti a poter instaurare modelli di cash-back, coupon code o guadagno sul venduto, perche’ a loro non interessa far vendere.

Laddove, invece, il modello dello shopping comparison fosse a guadagno sul venduto (pay per sale, ovvero il motore guardagna solo se manda utenti e questi fanno acquisti), modello presente solo in pochissimi e piu’ moderni motori di ricerca – come bestshopping.com ad esempio -, le dinamiche di integrazione con il merchant e le fasi di vendita real-time sono tali da permettere l’introduzione di nuove dinamiche altamente fidelizzanti.

STRUMENTI DI FIDELIZZAZIONE DEGLI SHOPPING COMPARISON – Per fidelizzare gli utenti all’uso di uno Shopping Comparison pay-per-sale, uno degli elementi economici scatenanti e’ una modalita’ di remunerazione chiamata “cash back”, ovvero “soldi che ti ritornano dopo un acquisto”. Il sistema praticamente permette a chi compra di risparmiare una parte della spesa sotto forma di “storno”. Se ad esempio un televisore costasse 1000 euro, lo shopping comparison sarebbe capace anche di ridarvi subito anche 60 euro. Non male se il risparmi e’ immediato e per ogni prodotto.

Tre anni fa per l’appunto un progetto su cui sto lavorando, bestshopping.com, oltre a depositare una patent sul modello di verifica delle transazioni, il “cash-back” veniva battezzato per primo in un progetto italiano. Potete leggere del cash back di bestshopping.com a questa pagina.

Se per l’Italia questo modello puo’ sembrare debole vista la marginalita’ minima con cui gira il mercato e-commerce retail (ovvero tolto il Travel, Finance e Booking), in Europa invece il modello lavora da 4 a 8 volte il valore di conversione italiano, introducendo addirittura dinamiche di protezione al modello stesso da parte dei merchant, poiche’ questi temono che un ribasso di un prezzo possa portarli a dipendere troppo motore di confronto prezzi e a sentirsi chiedere un costo commissione piu’ elevato, pena la diminuizione del traffico a favore di altri negozi.

Poiche’ tale “rischio” e’ comunque sintomo di un “buon business”, spesso esso e’ facilmente gestibile, soprattutto quando nessun innalzamento delle commissioni viene chiesto al merchant da parte del motore.

ALTRE DINAMICHE DI FIDELIZZAZIONE – Nell’ottica di poter migliorare l’esperienza allo shopping per gli utenti nei prossimi anni si assistera’ sempre di piu’ all’introduzione di sistemi di fidelizzazione lato aggregatori di prodotti o motori di ricerca di prodotti come il “cash back” o “affiliazioni” particolari, “community” di opinioni e recensioni, un insieme di componenti che qualcuno chiama “social shopping”, una parola che e’ meglio abbandonare prima che sia scambiata per un modello di business debolissimo come quello dei “social network”.

 

Tentero’ di trattare alcune di queste dinamiche piu’ in dettaglio nei prossimi mesi. Intanto ecco i link al progetto.

Qui Bestshopping e il suo cash back.

Qui l’introduzione di criteri di Social Shopping per gli utenti iscritti. (Per un prossimo post)

Lively, Second Life, Parallel Kingdom: mondi virtuali reali e social network di domani.

C’era una volta Mike, un personaggio virtuale nato parecchi mesi fa e poco piu’ tardi morto di solitudine in Second Life.

Poco dopo, Mike rinasce su Lively, un mondo virtuale – in beta ovviamente – creato da Google dove purtroppo l’ambiente piu’ socievole e’ un’isola abbandonata sulla quale si puo’ al massimo interagire con un divano visto che la televisione puo’ mostrare filmati youtube, ma e’ grande 10 pixel di lato.

Mike allora decide di rinascere piu’ bello e famoso in un mondo pieno di altri personaggi che si fanno chiamare Sims, ma presto scopre che a nessuno di questi piace … parlare! Come in Second Life, si rende conto che ai personaggi di questo mondo piace solo apparire, e poiche’ non c’e’ molto altro da fare, subito Sim’s Online diventa presto una grande piazza di muti.

Ora Mike rinascera’ sul nostro Iphone e sul nostro Android grazie a un nuovo mondo, questa volta un regno, chiamato Parallel Kingdom. Qui Mike puo’ viaggiare per le vie di Google Maps alla ricerca di qualche cittadino di Sim’s Online, di Second Life o di Lively, orfano come lui, con cui poter comunicare.

Ma se tutti questi mondi vi sembrano lontani, che non ci riguardano e dei complicati programmi da installare e imparare ad usare, invece questi giochi sociali sono piu’ vicini di quanto crediamo e sono sempre di meno dei software da installare.

Un mondo “dei grandi” e’ infatti FacebookAmazon per lo shopping, e perche’ no, presto anche eBay, forse Digg, Flickr con le foto per mondo virtuale e un giorno anche Youtube. In tutti questi c’e’ un nostro alter ego, un noi stessi adattato alla realta’ che vogliamo vivere e spesso nei mondi senza autoritratto e’ il nostro avatar che ci sostituisce graficamente.

Il piu’ famoso avatar che la rete conosce e’ di Yahoo! che, grazie anche al messenger prima e a yahoo! answers poi, diventa quel piccolo personaggio animato molto simile ad un noi stessi ambientato al mare o in montagna anche quando ci troviamo in ufficio a lavorare.

In Facebook giochiamo con noi stessi, le storie sono raccontate in terza persona come se ci fosse un narratore la cui storia è fatta con le nostre stesse foto e le nostre amicizie (e conoscenze), in eBay e Amazon con i nostri acquisti se un giorno si trasformassero in desideri di un mondo virtuale, e perche’ no, un sito di opinioni qualunque crea un mondo in cui chi scrive diventa giornalisa o scrittore per finta ed evolve in una scala sociale virtuale fatta di animaletti sempre piu’ carismatici.

I social network sono tanti noi stessi re-incarnati in forme diverse. Sono tanti autentici noi stessi; nessuno di questi mondi funziona se non siamo noi stessi, ma in alcuni possiamo essere giornalisti, esperti di prodotti e semplicemente noi, ma in vacanza, al mare e in discoteca. Per chi ha piu’ tempo, puo’ essere anche un mondo piu’ elaborato come un fantasy, guerre stellari o semplicemente una citta’.

Ognuno di questi mondi e’ social, sia che sia on-line, sul web oppure sulla console o sul cellulare. La tecnologia ci permette di sperimentare nuove soluzioni, di giocare sempre di piu’ con il mondo reale che ci circonda, magari con un auto piu’ bella e farsi chiamare Mike.

Pensate che ad oggi solo per iPhone ci sono gia’ almeno 6 applicazioni “social”. Con Loopt ad esempio possiamo dare indicazioni stradali ad amici e sconosciuti, guardare dove questi si trovano e che cosa fanno, vedere le foto che scattano dei luoghi e chiamarli (nel mondo virtuale, non per davvero!).

Per chi fa acquisti on-line, e’ probabile che l’esperienza dello shopping in Amazon sia sempre piu’ piacevole con il passare degli anni. Amazon sta facendo un ottimo lavoro per avvicinarsi alle esigenze di chi compra, ma senza infastidirlo e i prodotti sono sempre meglio presentati. Quando Amazon prendera’ i suoi fedeli shopper e li trasformera’ in Gattini, Lupacchioti, Ghepardi o Volpi, avatar di uno stato sociale per un nuovo gioco basato sugli acquisti online, allora titoleremo che Amazon sara’ un nuovo e rivoluzionario Social Network, ma sara’ invece la risposta alle nostra “voglie” sociali, a tutti gli altri noi che cercano, comperano, semplicemente esistono ogni giorno su centinaia di pagine web e servizi.

Due avatar del mondo virtuale di Sheeboo

Due avatar del mondo virtuale di Sheeboo

Che cosa non funziona in questi mondi virtuali e’ evidente. Troppa tecnologia da installare, troppe cose da fare, ma anche troppe poche o forzare la gente a fare qualcosa che non fa normalmente. E spesso i social network non sono proprio pronti per reggersi da soli a livello economico. Anzi, han bisogno degli strumenti di targeting pubblicitario più complicati o di sponsorizzazioni ancora difficili da vendere.

Penso che avremo sempre piu’ social network – tanti esperimenti direi, e presto, anche una buona user experience e un buon negozio di shopping domani potrebbero creare un nuovo mondo virtuale fatti di Leoni, Gattini e Leopardi, i noi stessi che giocano… per davvero.

Microsoft, cashback e lo shopping CPA

Gianluca Carrera, un mio caro amico, in questo recente post fa interessanti osservazioni intorno a come Microsoft possa evolvere il proprio recente programma di Cashback, annunciato prima per lo shopping e poi integrato in Live Search.

E’ indubbio che Microsoft stia cercando di verticalizzare la propria search in piu’ aree in modo da contrastare Google. Se il cash back diventera’ un modello della Search come oggi noi la vediamo, non penso. Ma che possano esserci evoluzioni, e’ certo. Se ci limitiamo invece allo Shopping di Microsoft, secondo me, questo sara’ certo.

Microsoft recentemente ha acquisito Ciao.com, il portale dello shopping, un sito di 26.5 milioni di utenti al mese secondo ComScore e leader in Europa, Italia compresa, per l’aggregazione di prodotti, shopping comparison, review e opinioni della gente.

E’ stato proprio quest’ultima caratteristica, le opinioni della gente, a caratterizzare il successo di Ciao in tutta Europa e il successivo plug dello Shopping ha scaturito nel market place del confronto prezzi con maggior crescita negli ultimi anni.

In Europa, e’ altresi’ facile identificare Kelkoo nel principale shopping comparison per revenues e per brand (Kelkoo e’ di Yahoo!), eppure la piattaforma francese non e’ cambiata da parecchi anni, il posizionamento dei merchant e’ sempre piu’ lontano da quello che vuole la gente e le opinioni sono state sempre marginali (anzi, spesso minavano le relazioni con i merchant), benche’ accanto avessero il piu’ grande successo di Opinion Network mai realizzato negli ultimi anni — Yahoo! Answer — ma che nessuno e’ stato in grado di sfruttare ai fini dello shopping a causa delle debolezze e di Yahoo!, concentrato a crearsi un futuro migliore, e di Kelkoo, poco interessato a fare un nuovo business dopo la vendita a Yahoo!

Pertanto Ciao e’ diventato la piattaforma piu’ vicina alle esigenze degli utenti, portandola a farsi valere $486 milioni di dollari per Microsoft, dopo aver ricevuto una precedente valutazione di $426 milioni da parte di Quadrangle equity firm.

Ma Ciao.com e’ un tassello importante, eppure non sufficiente per Microsoft.

Tre anni fa, lo scenario dello Shopping dei Portali e dello Shopping Comparison per la precisione mostrava un disinteresse imbarazzante da parte di Google che era invece attratto solo dal migliorare la qualita’ del proprio bid (o max bid direi) e a togliere del tutto Yahoo! dalla piazza della Search (c’era tanto buzz intorno a Panama). In quel periodo Google Base veniva inserito nelle presentazioni, ma senza molta enfasi e in poco tempo il prodotto di Google fu rallentato in attesa di momenti migliori, anche perche’ l’e-commerce per Google valeva solo il 5% dei fatturati.

In questo empasse, fu possibile lanciare alcuni progetti startup di immenso valore strategico.

Uno “ambizioso” fu la startup Jellyfish.com, uno shopping comparison il cui modello era solo per CPA, annunciato ai media in pompa magna come la risposta ai marketplace CPC di Google e Yahoo!.

Ricevuto con poco entusiasmo dai media per alcune lacune del prodotto (che condivido), in realta’ il marketplace nascondeva un appetitoso sistema a CPA per i negozi che vi comparivano e un buon sistema di comparazione per gli utenti con parecchio Web 2.0 (forse troppo).

Il creare un mercato CPA puro per lo Shopping Comparison e’ il modo migliore per tentare di innestare un trend con il quale prendersi una fetta di un mercato della Search lasciato momentaneamente inerte.

Con un modello al 100% CPA, per Jellyfish era facile adottare inoltre una politica di cash back come esiste in ogni grande magazzino americano. Compri $100, ti rido $5. E il cash e’ di Jellyfish e non dei negozi che non pagano nulla di piu’.

Jellyfish dopo 2 anni trasformo’ il sito da shopping comparison a “Smack Shopping” comparison, ovvero un modo furbo per portare agli utenti solo prodotti il cui cashback aveva un buon valore per tutti, perche’ un cashback del 10% su di un cavo USB da $2 non e’ molto interessante, sfruttando l’idea delle aste al ribasso.

Lo “Smack Shopping”, tutt’ora in home page di Jellyfish.com, divento’ cosi’ redditizzio che il marketplace CPA — che non decollava come doveva — fu messo in secondo piano.

Ma il punto e’ che se hai il 10% medio di commisione dai merchant — gia’ ti va di gran lusso — la catena di conversione:

Acquisizione Utente -> Shopping Portal -> Merchant -> Sale -> Commission Back to Portal -> Cash back to User

lascia veramente poco per l’utente a meno che Jellyfish non dia quasi tutto all’utente, se non proprio il 100%, ma a questo punto come puoi portare un volume critico di utenti nuovi in un mercato in cui il costo medio di acquisizione a click e’ almeno di 0,05$ per click? Quanto tempo serve per arrivare a break even?

Per diminuire il costo di acquisizione, praticamente lo Smack Back divenne il prodotto core del modello di business di Jellyfish, in attesa che il resto del marketplace (migliaia di prodotti di centinaia di merchant) crescesse di sua sponte (organicamente? ma nessuna attivita’ di contenuto o social e’ stata sviluppata).

Microsoft che compra Jellyfish e’ esattamente quello che Jellyfish sperava di avere: molto piu’ traffico, un bel costo di acquisizione ridotto per gli utenti nuovi e soprattutto tornare con il prodotto core originale in prima linea, quello del mercato shopping comparison CPA puro.

Per Microsoft, Jellyfish e’ una piattaforma CPA gia’ avviata, qualche patent sul cashback, un acceleratore della propria strategia di verticalizzazione della Search e un potenziale mercato di negozi online mal sfruttato da Google.

Infatti a Ottobre 2007, Microsoft compra Jellyfish.com per $50 milioni, un “bargain” per avere un prodotto ecommerce full CPA, qualche centinaio di contratti di merchant, una piattaforma web 2.0 discutibile (ma molto bella per lo standard Microsoft), un sacco di utenti registrati, ma un solo mercato (USA).

E ora?

Be’ e ora sono chiarissime due cose.

Microsoft vuole portare il modello di business di Jellyfish.com nello shopping di Live Search in modo da creare un market place competitivo in alternativa a Google CPC e Yahoo! CPC, usa Ciao.com per l’Europa e Adcenter per creare i tools per i merchant, nello stesso tempo prende la parte Opinions di Ciao.com e la aggrega a Jellyfish/Live Search creando il volano di traffico organico che Ciao.com ha dimostrato di poter creare in Europa e che certo male non fa.

Ma il modello funziona?

Il bid che Jellyfish era abituato a pagare su Adwords ora e’ gratuito e arriva da Live.com, quindi i volumi “critici minimi” per far funzionare il marketplace dei merchant sono garantiti. Ciao.com garantisce altro traffico a costo zero (non subito) dall’organico e in parte dall’arbitraggio che Ciao.com fa con Google in Europa.

E la catena di conversione del CPA e’ a break even? No, non lo e’. Per ora. Ma quello poco importa, e’ Microsoft, e’ Ballmer, e’ la Search contro Google, pertanto il business plan puo’ accettare qualche dilatazione e rientrare in 3 anni.

Per un merchant, la conversione media dai marketplace a CPC come Google, Yahoo/Kelkoo. Shopping.com va dallo 0,5% all’1.2%.

In questo modo non e’ possibile comprare a cpc e fare break even con il CPA, a meno che gli utenti siano fidelizzati e questi tornino da soli.

Qui entra in gioco il Cashback, Jellyfish paga l’utente nuovo il 400%, ma promettendogli un cash back lo fidelizza e puo’ abbattere il costo di acquisizione  nel tempo, e magari lo stesso gli clicca anche altrove, dopo tutto oragli utenti sono su Live Search e non c’e’ solo lo shopping.

Infine, che cosa succede se i merchant convertono a percentuali piu’ alte di quelle che riportano Google, Yahoo etc? Microsoft puo’ anche lavorare per far salire il tasso di conversione; o meglio, imparando dal Smack Shopping,  puo’ lavorare per generare uno scontrino medio transato sempre piu’ alto (insomma, i libri ci sono ma preferisce proporre Televisori al plasma).

Ebbene, secondo me Ciao.com + Jellyfish.com + Live Search e’ un ottimo prodotto teoricamente.

Ma ecco come puo’ fallire.

Limiti di Adcenter – Microsoft annuncia di voler integrare la parte client di Jellyfish in Adcenter.

E’ giusto, ma Adcenter e’ un prodotto che ha bisogno ancora parecchi cambiamenti affinche’ possa solo competere con Google.  Soltanto il fatto che non e’ multisessione (ovvero posso solo vedere una pagina alla volta) dimostra quando Microsoft abbia poca esperienza ancora sulle esigenze dei clienti.

Pochi mercati pronti per MSN (US, UK, FR) – La piattaforma Jellyfish va trasformata in piattaforma di Microsoft Shopping, aggiunto alla Live Search e Adcenter e in Europa i feed dei clienti di Ciao.com vanno portati nella stessa piattaforma.

Ma Ciao.com *NON* e’ un mercato CPA… i merchant vanno portati in Jellyfish e poi per ognuno vanno cambiati i contratti per aggiungere un commissione in contratto e un … tracker delle vendite.

Insomma il prodotto richiede parecchio tempo di rilascio e di integrazione e su alcune country non esiste nemmeno il prodotto, i contratti son da rifare a CPA e il cashback va messo in legalese (non tutte le country lo trattano in modo uguale, in Italia ad esempio – se mai ci fosse – e’ argomento dei Concorsi… ).

Tracking – il tracking dei merchant e’ cosi’ complesso e debole da poter compromettere un intero modello di business.

A prova di questo ci sono una lunga lista di esempi:

a) Kelkoo nacque a CPA, ma si trasmormo’ subito in CPC per frode da parte dei merchant;

b) Le tecnologie attuali perdono dal 7% al 10% delle vendite;

c) Se la tecnologia e’ un cookie, si utilizza il metodo “last cookie win” per attribuire una vendita, ma un utente per un merchant generato da jellyfish che ritorna sul merchant usando l’organico di google (che non e’ adwords) e’ spesso confuso come merito di adwords (perche’ il dominio e’ lo stesso di google organico) e pertanto una vendita in meno per jellyfish e una in piu’ per google;

d) Serve un tracking simile a Urchin, che quindi non sia solo nel carrello come fa ad esempio Tradedoubler, ma su tutte le pagine, ma non c’e’. Solo Google lo ha e se facesse un CPA come jellyfish,  dalla sua avrebbe gia’ sia Google Checkout per evitare di dipendere dai merchant e controllare la catena, sia Google Analytics che e’ in grado di dire di chi e’ la vendita (e tra google e un jellyfish chi scegliera’?)

e) Una volta mandato l’utente al Merchant, esso puo’ andarsene dal negozio per altri mille motivi come pagine lente, sito down, gateway del merchant che fallisce, prodotto solo prenotabile, etc, tutte condizioni di controllo solo del merchant e non di jellyfish.

Insomma, per fare un marketplace a CPA non basta possedere il Search Box.

Per fare un mercato CPA bisogna possedere il “merchant” (“il carrello”) e per farlo Google ha costruito Google Checkout e portera’ Google Analytic per un tracking definitivo quando non puo’ usare Checkout.

Con Google Checkout, Google possiede il merchant, anzi Google e’ il merchant. Con Analytic, la catena del valore da Google alla Transazione e’ garantita perche’ controllata. Analytic sapra’ tutto, dove ha perso l’utente, quanto converte il merchant A rispetto a B, perche’ A e’ meglio di B.

Insomma Microsoft puo’ avere tutte le carte per costruire un marketplace dello shopping unico e nuovo, posizionarlo nella Search e espanderlo in una unica piattaforma Adcenter-CashBack-Shopping aggregando nello stesso tempo migliaia di opinioni e schede prodotto uniche.

Ma ho paura che Microsoft rovini tutto questo, che mantenga le parti separate, che fallisca l’integrazione sopravvalutando le sue piattaforme e Adcenter e uccidendo quel poco di Usability che c’e’ in Ciao e in Jellyfish.

Qui jellyfish.com; qui ciao.com; qui live.com cashback (devi essere su Live.com USA).